Bernardo Bertolucci è mancato nella sua casa romana il 26 novembre alle 7 di mattina.

Il grande regista, premio Oscar per L’ultimo imperatore, era nato il 16 marzo 1941 a Parma alle 19:25.

Una carta astrale dominata da Nettuno: immaginazione, ispirazione sensibilità. Dispersività anche.

Il regista infatti dichiarò: “Non occorre organizzare nulla perché, a partire dal momento in cui si monta un piano dopo l’altro, ecco che si incontrano delle metafore.”

I suoi film rimandano a questo immaginario onirico, da La Luna (1979) ai Dreamers, I sognatori, del 2003.

La sesta Casa è molto evidenziata nel suo Tema: perfezionismo, energia tutta diretta al lavoro. La sua attività di regista lo assorbiva totalmente, come per sua stessa ammissione: “Non credo di aver mai avuto una vita al di fuori del cinema; e in qualche modo è stato, lo riconosco, una limitazione.”

La sua carriera fu costellata di successi (Venere in Sesta), con molte ambientazioni internazionali: dallo ‘scandaloso’ e censurato Ultimo tango a Parigi con Marlon Brando e la Schneider, al Piccolo Buddha e L’ultimo imperatore.

A livello relazionale, l’ultimo matrimonio di Bertolucci è durato dal 1979 al 2018, con Clare Peploe, la sceneggiatrice, che gli è rimasta accanto fino alla morte.

Nel Tema Natale di Bertolucci, colpisce la presenza di Saturno e Giove in ottava Casa in opposizione alla Luna: sono configurazioni astrali delicate, nella casa associata al profondo e alla morte, alle ‘fini’, in senso reale o metaforico.

A Roma Bertolucci girò negli anni Settanta un documentario, breve ma dal titolo significativo, La salute è malata: un film d’inchiesta, dedicato alla situazione della sanità romana.

Il regista entrò con la sua camera da presa nei reparti del San Camillo, puntando il suo obiettivo sulle situazioni critiche dei malati e del sistema ospedaliero.

La morte ritorna spesso anche nelle sue opere più note, come nel malinconico monito di Tè nel deserto:

“Poiché non sappiamo quando moriremo, siamo portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile. Però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte […] Quante altre volte guarderete levarsi la luna – forse venti – eppure tutto sembra senza limite.”