Saturno è l’unico astro legalmente sposato
La cometa è una stella a cui si è disfatto lo chignon
Sulla Via Lattea si raccoglie la polvere dei meteoriti che le carrozze siderali hanno sollevato nel loro percorso

Questi sono solo alcuni dei molti aforismi, di ispirazione stellare, scritti da Ramon Gomez De La Serna, scrittore spagnolo. Definirlo scrittore è limitativo, dato che nella sua lunga carriera spaziò dalla poesia alla narrativa, teatro, giornalismo, illustrazioni. E’ noto per avere creato un genere letterario, la greguería (a cui appartengono i versi che ho riportato sopra), che lui stesso sintetizza nella formula ‘humorismo + metafora = greguería’. Sono frasi ingegnose e brevi, immagini che sorprendono per gli accostamenti inattesi (greguerías in spagnolo sono gli schiamazzi improvvisi, il trambusto).

Fu sicuramente un personaggio eclettico e irrequieto: nato a Madrid nel 1888, figlio di un magistrato che lo voleva avvocato, fu da subito attratto dalla letteratura e dal giornalismo. Ci ha lasciato oltre un centinaio di opere, una produzione vastissima di romanzi, opere teatrali, poesia, saggi. La sua autobiografia, scherzosamente intitolata Automoribunda, è la gioia di ogni appassionato di astrologia: descrive infatti l’ora e il luogo esatto della sua nascita, che avvenne nel 1888, ‘a Madrid, Calle de Las Rejas al secondo piano’. Lo scrittore lo fa anche per rettificare dei dati inesatti che circolavano secondo cui sarebbe nato nel 1891 e che avevano prodotto degli oroscopi inesatti, e a suo dire troppo ottimisti.

Anche se nato nel 1888, comunque, non gli andò troppo male, dal punto di vista astrologico:

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Urano e Marte in terza Casa sono espressione del suo spirito eccentrico e aperto alle sperimentazioni artistiche (l’avanguardia spagnola) e della sua energia creativa che scarica nei suoi moltissimi scritti. Ebbe amicizie importanti tra i letterati e artisti del tempo (Sole e Venere in undicesima Casa). Fu sicuramente un artista di successo (Luna forte al Medio Cielo, Plutone in decima), un personaggio ‘mobile’ e mutevole nella vita come negli interessi. Lascerà la Spagna allo scoppiare della Guerra Civile del 1936 per andare in Argentina, dove si sposerà e dove poi trascorrerà gli ultimi anni della sua vita fino alla morte a Buenos Aires nel 1963. Anche l’astrocartografia lo conferma: ha Giove al discendente proprio rilocato su Buenos Aires, città a cui sono anche dedicati vari capitoli della sua autobiografia.

Parigi, Lisbona e Napoli furono le altre città che amò. In particolare soggiornò a Napoli per tre volte (si racconta che alloggiò in una pensione gestita dall’ex istitutrice dei figli di Wagner) e la città partenopea lasciò in lui un ricordo fortissimo, tanto che la definì ‘una città degli eccessi… la città più immortale che ho conosciuto’.
Anche il suo metodo di lavoro era singolare, un po’ ‘uraniano’: teneva uno scatolone pieno di oggetti alla rinfusa accanto alla sua scrivania, e quando gli mancava l’ispirazione aveva l’abitudine di mettere la mano nello scatolone e rimestare, finchè gli oggetti cominciavano a ‘parlargli’.
Dalla descrizione insolita di oggetti della quotidianità al tocco gentile con cui traccia il ricordo di una città o delinea un’immagine della natura o di una figura femminile, Ramon De La Serna non smette di incuriosire con le sue greguerías, in cui non manca anche qualche sberleffo di ironia: ‘Se uno conosce troppo se stesso, smette di salutarsi’.
La lettera X è la sedia pieghevole dell’alfabeto
Venezia è la città in cui navigano i violini
Le romantiche si toccano un ricciolo come se parlassero al telefono con se stesse
Ci sono cieli sporchi in cui sembra che siano stati sciacquati i pennelli di tutti gli acquarellisti del mondo
L’arcobaleno è il nastrino che si mette la natura dopo essersi lavata la testa